È molto probabile che quando leggerete questo articolo durante una pausa dal lavoro o subito dopo aver terminato la vostra estenuante giornata di 8 ore. È anche molto probabile che siate passati davanti alle Tre Ciminiere di Paralelo, quella testimonianza di fabbrica che il viale ha vicino al porto, una manciata di volte.
È forse meno probabile che sappiate che la vostra giornata lavorativa e quelle ciminiere sono strettamente collegate e che, se non fosse stato per uno sciopero iniziato proprio in quel punto 106 anni fa, avreste molte più ore di quelle che avete ora per finire definitivamente il lavoro.
È una coincidenza che la prima riduzione della giornata lavorativa in 40 anni sia coincisa con il 106° anniversario de La Canadenca, lo sciopero iniziato a Barcellona più di un secolo fa e che ha portato alla mitica giornata lavorativa di 8 ore che ora, 106 anni dopo, è stata ridotta per la prima volta.
Fu nel 1919 che iniziò lo sciopero della Canadenca, lo sciopero che portò all’imposizione della giornata lavorativa di 8 ore per la prima volta al mondo, segnando Barcellona con un punto rosso vivo nella storia delle lotte dei lavoratori.
Lo sciopero di Barcellona che ha cambiato il mondo
Lo sciopero de La Canadenca risale al 1919, ma trae origine dai grandi eventi storici che l’Europa stava vivendo negli ultimi anni. La Prima Guerra Mondiale aveva lasciato l’economia europea e catalana a pezzi, e la popolazione operaia ne stava subendo le conseguenze diventando sempre più politicizzata, grazie a eventi come la Rivoluzione russa del 1917 e alla diffusione dei movimenti operai in tutta l’Europa industriale.
All’epoca gli operai lavoravano letteralmente dall’alba al tramonto, con giornate di 10-16 ore, settimane di 6 giorni e sfruttamento minorile perfettamente normalizzati. Se a ciò si aggiunge l’impoverimento dei salari dovuto alla crisi economica europea, lo sciopero era inevitabile.
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In questo contesto, l’azienda Riegos y Fuerza del Ebro, una filiale barcellonese di Light and Power, soprannominata La Canadenca dalle origini dell’azienda (e con sede a Barcellona nelle Tre Ciminiere), voleva ridurre i salari dei suoi lavoratori.
L’azienda, uno dei principali fornitori di elettricità della città, non calcolò gli effetti della misura e provocò uno sciopero dei lavoratori che durò più di un mese e finì per generare una delle più importanti vittorie operaie della storia.
Operai contro l’esercito
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L’escalation di tensione tra l’azienda e gli operai iniziò con alcuni licenziamenti, poi un centinaio e infine con uno sciopero che paralizzò il 70% dell’attività industriale della città.
Il 5 febbraio 1919 la CNT proclamò uno sciopero che interessò le aziende partecipate da La Canadenca (Catalana de Gas, Ferrocarril de Sarrià a Barcelona e Societat General d’Aigües) e causò una generale carenza di forniture in città, dove i cittadini dovettero ricorrere allo scarso carbone per sopperire alla mancanza di elettricità.
Da parte sua, il governo dichiarò lo stato di guerra, inviò l’esercito a Barcellona e civili armati (i sometents) a pattugliare la città e finì per imprigionare più di 3.000 scioperanti. Tra di loro c’era Salvador Seguí, El Noi del Sucre, una delle figure più importanti dell’operaismo spagnolo, assassinato dagli uomini armati dei padroni qualche anno dopo, nel 1923, dove oggi sorge la Rambla del Raval.
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La forza delle proteste e la durezza della repressione fecero temere al governo che lo sciopero si sarebbe esteso ad altre aree. Così, dopo oltre 40 giorni di sciopero, il 15 e 16 marzo si tennero diversi incontri tra il comitato di sciopero e le autorità, ponendo fine alla protesta.
L’accordo finale prevedeva il rilascio dei prigionieri, la riammissione degli scioperanti senza rappresaglie, un aumento dei salari e l’istituzione della giornata lavorativa di 8 ore. I lavoratori approvarono l’accordo in una manifestazione di 25.000 persone a Las Arenas, guidata da Salvador Seguí, accettando così un cambiamento fondamentale nella giornata lavorativa che dura tuttora e che, a distanza di più di cento anni, rimane ancora la stessa. Forse è arrivato il momento di un altro cambiamento?