Se siete qui, è perché siete tra i tanti che hanno cercato un biglietto per la prima del primo documentario su Bad Gyal, che sarà presentato stasera al festival di documentari musicali In-Edit. Alba Farelo (in arte Bad Gyal, come la chiama anche il suo instagram) è, dopo Rosalía, la cantante catalana contemporanea più internazionale, ed è per questo che “La Joia: Bad Gyal”, che sarà presentato in anteprima stasera alle 21 al Cinemes Aribau, ha generato molta attesa.
“La Joia: Bad Gyal” sarà presentato in anteprima mondiale al Gala inaugurale della 22ª edizione di In-Edit Barcelona. Il gala prevede un photocall e un red carpet con la partecipazione dell’intero team del documentario, tra cui il regista e la stessa Bad Gyal, oltre a numerosi ospiti che saranno confermati a breve.
Abbiamo avuto la fortuna di vederlo in anteprima per la stampa, quindi vi raccontiamo qualche dettaglio (senza fare spoiler o raccontarvi i particolari più succosi).
Di cosa parla “La Joia”, il documentario di Bad Gyal?
“La Joia: Bad Gyal” sarà presentato in anteprima mondiale al Gala inaugurale della 22ª edizione di In-Edit Barcelona. Il gala prevede un photocall e un red carpet con la partecipazione dell’intero team del documentario, tra cui il regista e la stessa Bad Gyal, oltre a numerosi ospiti che saranno confermati a breve.
In questo documentario, David Camarero ritrae i passi della cantante di Vilassar de Mar nel suo percorso di conquista del mainstream attraverso l’uscita del suo primo album,“La Joia: Bad Gyal” , che è stato rimandato per più di un anno, costringendola a fare un esercizio di resilienza all’interno dell’industria e con se stessa.
Per quasi due anni, la telecamera segue la cantante barcellonese in giro per città come Barcellona, Miami, Santo Domingo, Las Vegas, Milano e Parigi, in mille eventi, riprese e registrazioni, ma sempre con un tema sullo sfondo: l’uscita dell’album La Joia, che per vari motivi è stata rimandata di oltre un anno.
In questo periodo vediamo la cantante in studio, intenta ad arrangiare le canzoni che saranno contenute nell’album. Ma anche a eventi di moda come la Fashion Week di Parigi o a concerti come quello con Karol G. Sempre al suo fianco c’è l’obiettivo del regista, David Camarero, che gira con la telecamera a mano, dando al documentario la sensazione di una festa di compleanno, intima e vicina.
Perché è questa la parte migliore del documentario. Le parti in cui la telecamera cattura i momenti intimi del cantante. Fuori dai riflettori, i momenti di stress (per un album che non esce o per alcuni spinelli che sono spariti), di risate prima di un concerto o di disperazione perché le cose vadano bene. Anche la personalità e la determinazione della cantante quando si tratta di dirigere i propri video musicali o di decidere i propri abiti.
C’è dell’altro, ovviamente, ma è meglio vederlo sullo schermo.
In breve, questo è un documentario che non parla tanto dell’ascesa, della musica o dell’impatto di Bad Gyal, ma del suo lato più personale. È facile guardarlo e sentire che non si sta seguendo un’artista superstar internazionale, ma una collega di Barcellona che mescola catalano e spagnolo quando parla e che a volte vuole solo andare a casa a “fumare una canna” quando è stressata.
E solo per scoprire questo volto amichevole vale la pena di andare a vedere il documentario.